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12-08-2015
Il 14 agosto si terrà a S.Maria a Monte la celebrazione dedicata alla Madonna. Questa ricorrenza trae origine le sue radici in un passato molto remoto.
A Santa Maria a Monte il nome della Madonna è associato alla presenza di una piccola chiesa, definita “oracolum” (documenta fin dal 22 dicembre 787) dedicata alla Vergine Maria, sul colle del Valdarno. Anche la presenza nell’attuale Collegiata della Madonna in trono con Bambino della scultura in legno dipinto e dorato attribuita alla scuola giottesca e datata al 1255, farebbe pensare che a Santa Maria a Monte la festa in onore di Maria Vergine Assunta fosse una delle celebrazioni più antiche. Tuttavia, secondo quanto testimoniano i documenti, è “solamente” da più di seicento anni che viene commemorata in modo “ufficiale” tale ricorrenza. Siamo nella Toscana del XIV secolo, in piena lotta tra guelfi e ghibellini. A seguito del dominio di Castruccio Castracani, la signoria di Firenze su Santa Maria a Monte, il cui castello venne conquistato dai fiorentini nel 1327 con l’aiuto del Duca di Calabria Carlo d’Angiò, venne riconosciuta solo nel 1339, con la stipula del trattato di Venezia. Nel 1391, vennero eletti dal Consiglio Generale municipale sei “statutarii et uficiali”, tutti provenienti da Santa Maria a Monte, che avevano il compito di redigere lo statuto comunale, mentre il podestà era “il nobile huomo Feduccio d’Andrea Bellocti, cittadino di Firenze”. Ed è proprio nello statuto comunale del 1391 che si trova un intero capitolo, il centosessantesimo, dedicato alla “luminaria per la festa di Sancta Maria del mese d’Agosto”.
In primis emerge come già sul finire del Trecento la luminara si svolgesse la sera della “vigilia della festa della beata sempre vergine Maria”, ossia il quattordici “del mese d’Agosto”. Secondariamente lo statuto rivela importanti dettagli sulle modalità di svolgimento della festa, riguardanti sia le persone che avevano l’obbligo di parteciparvi sia il percorso della processione. Il “dì innanzi la vigilia”, il podestà era tenuto a “bandire […] che ciascuno huomo della detta terra o ivi habitante d’età d’anni quactordici” aveva il dovere di partecipare alla luminara con “uno cero overo candelo di peso d’once quactro di cera”. Muniti di tali “ceri”, gli uomini dovevano recarsi “a Montignano, inanzi la chiesa della sancta Trinità”, oggi non più esistente (probabilmente nei pressi dell’attuale Camposanto). Una volta accesi “i candeli” nel detto luogo, la processione si sarebbe recata “alla pieve di Sancta Maria in Monte […], in fine all’altare di Sancta Maria” che, mostrando quasi certamente alla venerazione dei fedeli la Madonna in trono con Bambino, si trovava nella chiesa da identificarsi nell’attuale Collegiata di San Giovanni. Addirittura era previsto un controllo che verificasse la presenza degli uomini incaricati di portare il cero ed una serie di normative e sanzioni andavano a regolamentare eventuali assenze. Per questo, alla fine della festa, il notaio del comune, “nella detta pieve”, era tenuto a “rasegnare tucti gli uomini del detto comune” e, qualora avesse colto qualcuno a “non essere stato alla detta luminaria et non avesse legiptima scusa”, avrebbe dovuto “apuntare” i nomi e consegnarli al podestà. Quest’ultimo, poi, aveva l’obbligo di punire tale colpa, applicando una condanna “in soldi dieci per ciascuno” da pagare “in mano del camarlingo del comune”; una pena la cui metà spettava al comune, mentre l’altra metà era “del detto podestà et del notaio”. Infine, esclusi i “ribelli”, gli “sbanditi” ed i “condempnati”, tutti potevano “liberamente , licitamente et sicuramente” partecipare alla festa, anche coloro i quali erano incorsi in “alcuni debiti, bandi overo condepnagioni […] facte nella detta terra”.
Tutte queste disposizioni e regolamentazioni in merito alla “luminaria” non fanno altro che testimoniare quanto nel Medioevo la festa in onore della Vergine Assunta fosse un evento importantissimo per l’intera comunità di Santa Maria a Monte. Ancora oggi, ovviamente con i necessari distinguo, tale celebrazione prende linfa dalla tradizione passata: come un appuntamento fisso che si rinnova da secoli, ogni anno la processione della vigilia fa respirare al paese intero una ventata proveniente dai tempi lontani e colma di silenzio solenne il cammino dei fedeli lungo le principali vie del borgo. Anche quest’anno il percorso è armoniosamente scandito con circa settemila lumini che, invece di essere portati dagli uomini come accadeva nel Medioevo, sono deposti in bicchierini di vetro liscio ed appesi in appositi telai lignei, dipinti di bianco e strutturati in modo tale da esaltare e tratteggiare le sagome e i profili architettonici degli edifici, attraverso scritte di preghiera o semplicemente disegni geometrici che vanno a sottolineare le finestre, quasi a ricordare la più nota Luminara di San Ranieri di Pisa. Questa particolare quinta scenica che deriva da quei tempi passati, in chiave moderna è messa in scena grazie al lavoro del Comitato “Fiera dell’Assunta”, composto da volontari che ogni anno, rinnovando la suggestione della luminara, addobbano instancabilmente il paese per dare una degna cornice ad una festa religiosa che, data la ricorrenza onomastica, assume da sempre anche una valenza civile.